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Mutazioni per la malattia di Gaucher conferiscono alta suscettibilità alla malattia di Parkinson


Un’aumentata frequenza delle varianti patogeniche in GBA, il gene responsabile della malattia di Gaucher, sembrano essere associate alla malattia di Parkinson.

Ricercatori dell’University of Tokyo in Giappone, hanno condotto un risequenziamento del gene GBA per identificare tutte le varianti di sequenza e per valutare l’associazione tra queste varianti e la malattia di Parkinson.

Allo studio caso-controllo hanno preso parte 534 pazienti con malattia di Parkinson, 34 famiglie nelle quali erano presenti più soggetti affetti da Parkinson e 544 controlli.

Le principali misure di esito erano lo stato di malattia e le variazioni di GBA.

Il risequenziamento di GBA nei 534 pazienti con malattia di Parkinson e nei 544 controlli ha rivelato 27 varianti di sequenza: 11 varianti patogeniche associate a malattia di Gaucher, 11 varianti non-sinonime non-associate a malattia di Gaucher e 5 varianti sinonime.

Il 9.4% ( n=50 ) dei pazienti con malattia di Parkinson era portatore di una delle varianti patogeniche in eterozigosi, mentre solo 2 controlli ( 0.37% ) erano portatori di tali varianti ( odds ratio, OR=28 ).

Tra le varianti patogeniche, la R120W e la L444P/RecNciI sono risultate altamente prevalenti, e ognuna di esse ha mostrato un’associazione significativa con la malattia di Parkinson.
Inoltre, altre rare varianti patogeniche sono state trovate in 13 pazienti con malattia di Parkinson, ma non nei controlli a ulteriore conferma del ruolo di queste varianti nella suscettibilità alla malattia di Parkinson.

I pazienti con malattia di Parkinson, portatori di varianti patogeniche, erano significativamente più giovani rispetto ai soggetti non-portatori, e inoltre in 8 famiglie con casi multipli di Parkinson è stata osservata concordanza tra gli stati della malattia e le varianti patogeniche.

In conclusione, varianti patogeniche in eterozigosi nel gene GBA conferiscono un alto rischio di malattia di Parkinson sporadica, anche in gruppi familiari, e sono associate a un’età significativamente più bassa all’insorgenza della malattia. ( Xagena2009 )

Mitsui J et al, Arch Neurol 2009; 66: 571-576


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